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Critiche
La visione primordiale di animali, figure, oggetti non finisce affattocon l’epoca del Novecento. Essa perdura con le generazionisuccessive, anche se cambia radicalmente lo stile espressivo che dadisegnativo o volumetrico diviene pittorico, tonale, con tutti gliapporti delle moderne stesure a impasto colorato. È questo unfenomeno generale nell’arte europea, che di regione in regione,assume un carattere diverso. In Toscana, per esempio, vedo trasformarsigli eccellenti esempi grafici, assai lontani dal novecentismo,di Lorenzo Viani e ancor più di Giuseppe Viviani (e parliamodi artisti della costa) in uno stile pittorico, sensibile al pittoricismodi oggi, che tuttavia non dimentica la incisività del segno, addiritturadel contorno, degli esempi sopraddetti, significativi e decisiviper tutta una stagione dell’arte in Toscana. Con questi modi culturaliè nata la pittura del fortemarmino Antonio Barberi, un pittoreche ha già fatto silenziosamente una buona strada. Standovicino a molti artisti qualificati che hanno frequentato in questilustri Forte dei Marmi, Barberi è riuscito a conservare una suaingenuità, quasi infantile, che attrae per i valori semplici, prettamentepittorici, durevoli pur nella necessaria variazione e maturazionedello stile. Barberi non è attratto dai grandi soggetti, ma ilsuo intimismo non rifiuta la struttura disegnativa degli oggetti.Barberi cioè, pur non essendo un pittore di soggetti chiaramentefigurativi né tanto meno veristici, non cade mai nell’informale.A Barberi l’oggetto non interessa in sé; su di lui non hanno fattoimpressione le ricerche della pop-art e dell’iperrealismo per lequali sono passati tanti artisti della sua generazione.Una volta che egli ha disegnato una sedia, uno sgabello, unombrello o anche una figura, specialmente femminile, Barberi neesalta gli elementi della visione pittorica, sacrificando alla bellezzadel colore, alla delizia degli impasti anche una parte della leggibilitàdell’opera, collocandosi nell’area pittorica di élite, senzapreoccuparsi di piacere molto al grande pubblico. Barberi tendedunque a conservare il carattere di scoperta che il pittore da delsuo oggetto, un vaso di fiori o la sagoma di una figura appoggiataa una poltrona, la dimensione di un frutto o la gabbia di uncanarino. La sua capacità di colorista, la qualità preziosa talvoltadel suo impasto, potrebbero portarlo a commercializzare, fattocomune, la sua pittura. Ma egli si trattiene per quel gusto dellascoperta di cui ho detto prima, che gli fa conservare il suo caratterepiù bello, che è quello di una sensibilità che ricorda il gustoinfantile. Senza essere naïf, Barberi ci offre sensazioni primigenie,come quelle che troviamo nelle carte dipinte dell’infanzia.Questo ancor giovane pittore versiliese è riuscito così a crearsi unasua “aura” pittorica, termine con il quale possiamo definire lacondizione dell’immagine fuori dal tempo fisico, nella magia concui nasce l’immagine medesima.A questa istintualità pittorica, felice per le doti innate dell’artista,Barberi è incoraggiato dal tipo di vita che egli conduce. Pur al corrente,attraverso i contatti non soltanto estivi con gli artisti dellegrandi città, dei problemi contemporanei, Barberi vive in un suodead ground, una specie di angolo morto, fuori dalla crisi socialecontemporanea e dalle sue spesso nefaste contraddizioni. La suacreatività non è dunque la “trovata”.Quante volte il pittore, specie se di provincia, attende il successomercantile della trovata!Barberi è abbastanza intelligente da guardarsi da questa accelerazionedell’immagine, che è effetto immediato del ritmo infernaledella trovata. Misurando uno a uno i suoi quadri, nel suo atelierfortemarmino, si sente che da uno all’altro procede una riflessionecritica. Veloce nella fattura, Barberi non lo è altrettanto nelpensamento, tanto da far credere di trovarsi di fronte a una apparentecontradditorietà tra un’opera e l’altra, a una certa fatica digestazione, risolta quasi sempre con un recuper di felicità pittoricasorgente sempre dal gusto del colore. Ciò che lo mette più incrisi è la volontà della chiarezza figurativa. Come risolve il problemadell’unicità dell’immagine, l’immagine che è quella che a luiappare e non altra eppure deve essere compresa da tutti, perdiventare oggetto di comunicazione? Non importa affrontare igrandi temi per trovarsi di fronte a questi problemi, nella loroessenza. Basta guardare il gatto di casa, il cane, la gabbia degliuccelli per capire che il mondo ha le sue leggi, che si attuano nelpiccolo e nel grande, con una analogia di cui l’artista più che glialtri, misura la portata. La pittura di Barberi ripete nel piccolomondo delle sue conoscenze i problemi della grande pittura.Ci si avvia, dopo un periodo di stasi estetica, che è andata di paripasso con una stasi del mercato, verso un nuovo momento diavventure formali, di cui si colgono i sintomi. Gli artisti che operanoin una sicurezza di prospettiva, in verità di ispirazione, comeAntonio Barberi restano come testimonianza certa di un periodoche abbiamo vissuto con turbamento sì, ma anche con dolcezza.Raffaele De Grada.